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SUL VISO PER LIA - settembre 2009 - Ombretta
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SUL VISO PER LIA - settembre 2009 - Ombretta

 Dalle nostre parti, un escursionista come Dio comanda, prima o poi, sale sul Monviso. Ma visto che non è cosa proprio banale, bisogna attendere il tempo giusto ed i compagni giusti, e per il resto avere pazienza e fortuna.

Ho rivisto Cilla a Torino dopo più di venti anni. La Cilla grassottela e pacioccona che avevo conosciuto a scuola non c’era più: al suo posto, una donna magra, che cammina spedita, con il dolore sulle spalle e nel cuore per la partenza di Lia.

Mi è venuto naturale, in quel momento, aderire all’iniziativa di salire il Monviso per e con Lia. Non ero sicura di farcela, ma ostinatamente ho riservato, nella mia estate, un po’ di tempo e di energia per arrivarci preparata. Non so quanti siti internet ho visitato nei giorni precedenti per vedere le previsioni del tempo. So che ho fatto qualcosa tipo “pregare” (?) perché ci si potesse andare e perché tutto andasse bene. Che bello essere ascoltati!

Da Saluzzo fino al Bivacco delle Forciolline (uno dei pochi, se non l’unico, a portare il nome di una donna...!) un po’ alla volta si è composto il corpo stravagante del nostro gruppo.

Persone normali che si sono incontrate in un’occasione speciale, che le ha rese speciali.

...Roberto, rosso come un gambero per il sole cocente, ostinato e curioso e allegro, con lo zaino più pesante di tutti i nostri messi insieme. Uomo difficile da convincere a lasciare giù le sue cose.
 ...Danilo, che è partito con un peso sulla testa e nel cuore, incerto e insicuro, e che si è liberato nel cammino, per salire leggero, forse quasi del tutto sereno.   Ho sorriso del suo sorriso felice di avercela fatta.
....Marcello, “camoscio maturo” che sembra muoversi senza fatica. Gli occhi un po’ pensierosi a cogliere un’occasione che sicuramente per lui è stata unica. Credo ci fosse anche sua moglie, con noi, con quel delizioso salamino dolce.
...Elisa, la degnissima figlia del camoscio. Anche per lei un’occasione particolare, ce lo hanno svelato le sue lacrime di commozione in vetta, durante la messa. Nella discesa, è sgusciata via e più nessuna l’ha raggiunta.
 ...Elena, eroica Elena che non ha mollato nonostante tutto e che è scesa dalla vetta con delle piaghe che io sarei morta!
 ...Massimo, il silenzioso chierichetto delle vette. Non so che voce abbia, ma ovunque mi giravo c’era sempre e ogni tanto scuoteva la testa. Chissà a cosa ha pensato tutto il tempo...
..don Marco, fiducioso che la mano di Dio l’avrebbe protetto dal baratro alle spalle del suo altare (cosa di cui io non ero affatto sicura). Ho detto al Signore che ero anche disposta a fare la comunione dopo tanti anni purché il nostro bel sacerdote uscisse indenne da questa storia. Prova inconfutabile che Dio esiste.
....monsieur la guide, Silvio, con il suo zaino da Eta Beta: ti sembrava vuoto e leggero e ci tirava fuori di tutto, compreso il vino buono. Grazie per quella corda, non solo perchè ci ha assicurato, ma soprattutto perchè ha rinsaldato un legame.
 ....Carla, che è stata oggetto di tutte le mie apprensioni materne nelle settimane precedenti perchè “viene dai Paesi Bassi”. Cocciuta, forte, ironica: l’ha voluto fare e l’ha fatto! Finisce nel torrente e ride, perchè cosa vuoi che sia, ormai...!
...Cilla, insieme a Lia il lievito del gruppo. La bellezza dello spirito, la fiducia nella vita, la delicatezza e l’attenzione verso gli altri. La capacità di rivelare il nascosto con il sorriso e la benevolenza. Immagino quanto sia stato faticoso arrivarci, Cilla.
...Ombretta, cioè io, legata da sempre al silenzio della montagna di cui ho bisogno come il pane. Il cammino su sentieri impervi mi ha salvato così spesso dallo smarrimento. Sono certa che è stato così anche questa volta.
...e infine Lia, che era con noi. Non ho conosciuto di persona questa ragazzina, e tuttavia l’ho percepita negli sguardi, nelle preghiere, nell’energia, nelle parole e nei silenzi. Lia era certamente felice di essere in vetta con noi, e io le sono grata per la sua invisibile compagnia.
 E ancora, ci hanno accompagnato.......quegli stambecchi opportunisti e pigri che mi hanno saturato la memoria della macchina fotografica..... quella luna accecante che ha trascinato me e Roberto fuori dal bivacco a vederne i riflessi sulla pietra bianca. (tralasciando le considerazioni leopardiane sulla luna, era davvero semplicemente bellissima, senza aggiungere altro) ... quei laghi straordinari con un’acqua che ipnotizzava la vista.... quel canalone sulla strada del ritorno, di una bellezza straordinaria ed inquietante.... le zanzare malefiche che mi hanno fatto temere di essere stata catapultata ad Alessandria.... quei sentieri ripidi, ma mai ripidi come quello del bivacco Berardo....
 Tutto è andato bene, ed ora sono a casa mia. E’ stato breve, ma, come mi succede sempre, la percezione è di essere stata via un tempo lunghissimo. Come se il tempo fosse un po’ dilatato ed ogni istante ti desse l’occasione di soffermarti a sentire quello che fai.
 E’ proprio questo che mi porto nel cuore da questo viaggio sul Monviso e che restituisco a tutti voi sotto forma di augurio: che si sappia cogliere in ogni momento la bellezza e l’unicità della vita, assaporando l’intensità del viaggio ancor più che l’orgoglio per aver raggiunto la meta.
 
            Vi abbraccio tutti, uno per uno. Vi porto nel cuore fino alla prossima volta.
            Ombretta
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